Pagina (105/963)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nulla portò seco della Corona di Napoli, volendo descritte e consegnate al ministro del nuovo re le gemme, le ricchezze, i fregi della sovranità, e per fino l'anello che portava in dito da lui trovato negli scavi di Pompei, di nessun pregio per materia o lavoro, ma proprietà, egli diceva, dello Stato; così che oggi lo mostrano nel museo, non per meraviglia di antichità, ma in documento della modestia di Carlo. Nominò il precettore del giovine re; e gli raccomandò la vita dell'infante Filippo che lasciava nella reggia di Napoli. Dispensò gradi, onori, doni, per mercede di fedeltà o di servigi. Nel giorno medesimo, prima che il sole declinasse, entrò in nave con la moglie, due figliuole e quattro infanti, sopra un navilio spagnuolo di sedici vascelli da guerra e molte fregate, salpato da' porti del Ferol e di Cadice, arrivato in Napoli sul finire del settembre per servizio del re. La Corte di Spagna in quel tempo era delle regnanti di Europa la più pomposa.
      Assisterono al partire di Carlo tutti gli abitanti della città, però che le nostre case, sotto cielo benigno, essendo coperte non da tetti acuti o da piombi, ma da piani terrazzi donde si scuopre l'amenissimo lido che stringe il golfo, quei che non capevano nel molo e ne' du bracci del porto, miravano dall'alto delle case, addolorati ed auguranti al non più loro invidiato monarca. Le memorie del buon re, la sua grandezza e gli edifizi da lui fondati, visibili dalla città, la folta e 'l silenzio dei riguardanti, erano cagioni e documenti della giusta universale mestizia: la quale (benché durassero leggi, magistrati, natura e nome del Governo) per lungo tempo non cessava nel popolo quasi presago della tristezza de' futuri regni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





Corona Napoli Pompei Stato Carlo Filippo Napoli Ferol Cadice Napoli Corte Spagna Europa Carlo Governo