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      Quindi, essendosi co' beni della espulsa Compagnia abbondantemente provveduto alla pietà pubblica, e quanto al santuario sapendosi che ormai è tempo di quello avvertimento che fece, inspirato da Dio, Mosé condottiero del popolo ebreo, di non più portare donativi all'arca; perciò noi, rivolgendo lo sguardo al sostentamento delle famiglie de' nostri sudditi ed al riposo loro su i beni che possedono, siamo venuti col presente editto a risolvere e dichiarare caducate tutte le sostituzioni o chiamare a favore degli espulsi gesuiti non ancora avverate; essendo nostra regal volontà che i beni compresi nelle sostituzioni o chiamate restino alla libera disposizione dell'ultimo secolar possessore, dopo il quale sarebbero chiamati i gesuiti. Napoli, 28 luglio 1769. Ferdinando re
      .
      IX. Tra mezzo alle riferite cose corsero per l'Europa lettere del papa, in forma di Breve, contro il duca di Parma, che, ad esempio di altri re, come ho detto innanzi, aveva discacciata la Compagnia di Gesù; e perciò Clemente XIII, minacciando anatemi e censure a principe debole e fanciullo, non ne temeva lo sdegno, e sperimentava l'efficacia delle armi sacre per coglier sovrani di maggior potenza. Il Breve, dicendo essere lo Stato di Parma feudo della Chiesa, e contrari alle ragioni e podestà di lei gli atti avverso la Compagnia di Gesù fatti a dispregio degli avvisi, della indulgenza, della mansuetudine del sommo pontefice, conchiudeva: "Siccome è notorio e incontrastabile (per la bolla "In coena Domini") che gli autori o partecipanti alla pubblicazione degli atti suddetti sono incorsi nelle censure ecclesiastiche, così i medesimi non potranno ricevere l'assoluzione se non da noi o dai nostri successori".


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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