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      Quella biblioteca e quel museo Farnese erano parte delle ricchezze che il re Carlo portò seco a Napoli, spogliatane la reggia di Parma.
      L'accademia delle scienze e delle lettere mutò ordini e migliorò, perciocché abbandonate le ciance o le pompe dei trascorsi tempi, e mirando alle utilità nazionali, fu prescritto che le scienze si applicassero alle arti, a' mestieri, alla medicina, a trovare novelli veri; e le lettere chiarissero le oscurità della storia patria così, da giovare alla sapienza comune, e all'arte del governarsi. Ma è notabile che il presidente dell'accademia era per legge il maggiordomo di corte, e che gli accademici onorari venivano eletti dal "supremo arbitrio del re (sono parole dello statuto) nella sublime nobiltà": tanto era impossibile affrancare qualunque sociale instituzione dell'arbitrio regio e dalla potenza de' nobili. Fu ricomposta l'accademia Ercolanese, principiata da Carlo nel 1755, poi abbandonata; così che di diciasette accademici, quattro soli per ventura di longevità restavano. Parlerò in miglior luogo de' collegi militari pure in quel tempo fondati.
      In tante scuole e accademie convenivano, maestri e soci, gli uomini più dotti del regno; altri pari a questi sorgevano; e gli uni e gli altri, venuti a cognizione e riverenza della Italia, illustravano la patria ed il secolo. Qui vorrei registrare gli onorati nomi e le opere, e forse il tempo mi verrebbe meno prima che la materia de' racconti; ma, impedito dalla proposta brevità, ricorderò que' soli che alla storia più importano; tra' nobili, Raimondo di Sangro principe di Sansevero, Francesco Spinelli principe di Scaléa, Paolo Doria principe d'Angri; de' magistrati, il marchese Vargas Macciucca, Giuseppe Aurelio de Gennaro, Pasquale Cirillo, Biagio Troise; degli ecclesiastici, oltre il Galliani e 'l Genovesi, il padre della Torre, uno de' tre fratelli Martini, il padre Càrcani, l'arcivescovo Rossi; e finalmente delle donne, Faustina Pignatelli, Giuseppa Barbapiccola, Eleonora Pimentel, e sopra tutte Mariangiola Ardinghelli.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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