Le quali deformità in negozi di sì gran momento diedero motivo a comporre società più vasta, ma volontaria, che, scema di pubblica forza, non bastò al bisogno; e allora il Governo vi pose mano, e per leggi e ordinamenti, chiamando Compagnia la società, regolò la partenza, il ritorno, la pesca, la vendita del corallo, i magistrati, i custodi, il foro, i giudizi; tante leggi dettò, che al libro di esse diede il nome di "Codice Corallino". Ebbe le Compagnia bandiera propria; sopra scudo azzurro una torre tra due rami di corallo, e in cima tre gigli d'oro. Quando la società fu libera, benché tra querele e ingiustizie, prosperava: e quando, ridotta in compagnia, ebbe codice, finite le ingiustizie e le querele, decadde la ricchezza: la società era spinta da instancabile zelo di privato guadagno; la Compagnia movea lentamente per guadagno comune. Oggi dura la pesca del corallo, ma sfortunata.
XVII Buona legge prescrisse che le terre incolte ridotte a campo non pagassero tributo prediale per venti anni, piantate ad ulivi per quaranta. Per altre leggi si popolarono le isole deserte di Ustica e Ventotene, poi di Tremiti e Lampadusa. A' coloni delle due prime, presi tra i poveri di famiglie oneste, fu concesso terre, vitto per certo tempo, ed istrumenti di agricoltura e di pesca. Prosperarono. Furono coloni delle altre, ladri e vagabondi del regno, a giudizio precipitato di magistrati eletti dal re; e quelle perivano: il Governo vi spediva nuovi coloni e troppi, che, per crescer numero, peggioravano di costumi e di arti. Quelle istesse sollecitudini per la quiete pubblica diedero motivo a dividere la città in dodici rioni, e in ognuno stabilir magistrato vigilatore, che per giudizi abbreviati condannasse alla prigionia, e più spesso al confino su le isole di pena.
| |
Governo Compagnia Corallino Compagnia Compagnia XVII Buona Ustica Ventotene Tremiti Lampadusa Governo
|