Colpivano quegli arbitri gente di plebe e disonesta; il regno si sgravò di molti tristi; la città migliorata ne godeva; ma poco appresso, per sospetti di maestà e per le usate licenze di sfrenato potere mandati alle isole cittadini non giudicati né rei, solo spiacenti al dispotismo, tornò dogliosa e atterrita la città e il regno.
Un camposanto fu murato nel luogo prima detto Pichiopi, poi Santa Maria del Pianto; di tante fosse quanti sono i giorni dell'anno. Vi erano trapassati i corpi della povera gente, perciocché i ceti maggiori, vergognandosi di quel luogo, interravano i loro morti nelle chiese della città. L'architetto cavalier Fuga diede il disegno del cimitero, che per danari provveduti dalla pietà fu compiuto in un anno.
Utilissima delle istituzioni fu il Regio Archivio; di che il primo Ferdinando di Aragona, sin dal 1477, ebbe il pensiero; l'ebbero Carlo V nel 1533, Filippo III nel 1609; ma la incostanza de' principi o le contrarietà di fortuna impedirono l'effetto sino a Ferdinando Borbone, che nel 1786 compié l'opera. E comandato che gli atti generanti azione ipotecaria serbassero nell'archivio memoria e registro, resa chiara la proprietà, certa la ipoteca, pronta la vendita de' beni ascritti, assicurò i creditori, costrinse i debitori a rispondere del promesso pagamento. Il sistema ipotecario, meritamente lodato nel codice Napoleone, era in gran parte raffigurato, trent'anni prima, nell'archivio regio di Ferdinando; questo invero fu meno vasto, poco precettivo, niente avaro; il francese, ampio, forzante, fiscale. L'archivio manifestava il patrimonio di ogni casa, impediva le frodi, scemava i litigi; perciò gli si opponevano i curiali, potenti già, come ho riferito nel regno di Carlo, più potenti al tempo del quale scrivo.
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