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      E questi, o ministri del re, o magistrati, o capi ed uffiziali dello stesso archivio, turbavano l'effetto della provvida legge, comunque dalle cure incessanti del Governo mantenuta. E così toglievano gran bene alla società, tornando i debiti e le ragioni all'antico scompiglio.
      XVIII. E dirò più gravi errori della finanza. Regnante Carlo, i denari della Spagna, i guadagni della conquista, poi la pace e sempre la parsimonia de' reggitori e la contentezza de' popoli francati dalla dogliosa servitù di provincia, ristoravano o nascondevano la scarsezza dell'erario. Il concordato con Roma del 1741 fruttò qualche tributo da' beni ecclesiastici; e 'l catasto negli anni appresso fece palesi e sottopose al fisco assai terre, per innanzi franche, perché tenute feudali o della Chiesa; ricchezze di Carlo, consumate dal nuovo regno.
      Tre fonti sorgevano nell'erario; i donativi, le taglie dirette, le indirette.
      I donativi abusati nelle età scorse, perché più adatti alla brevità del comando, furono rari sotto Carlo, e due soli nel regnare di Ferdinando.
      Le taglie dirette, poste per comunità, si pagavano per fuochi (dicevasi fuoco la famiglia), parecchie comunità, feudi originari o presenti della Chiesa, ed altre assai favorite dalle concessioni dei passati dominatori, godevano franchigia piena o parziale da' pesi comuni. La partizione tra le comunità paganti non misuravasi dalla estensione o fertilità della terra, dalle arti o dalla industria de' cittadini, dalle felicità del commercio, e, per dirla con la parola moderna, dalla proporzione de' valori; ma seguiva certa norma di popolazione più supposta che numerata nel 1737. Per i quali errori spesso vedevi di due città confinanti, l'una ricca di terre, piena di arti, copiosa di fortune; l'altra povera d'ogni cosa, pagar la seconda più della prima.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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