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      Non erano meno fallaci i mezzi di esigere, chiamati di capitazione, di arti febbrili, di possessi. Da' due primi andavano esenti gli ecclesiastici, i baroni, coloro che nobilmente vivevano, i dottori, i medici, i notai, e tutti gli altri senza mestiero, dicendosi che accrescevano la classe ragguardevole de' nobili: perciò que' tributi solamente premevano la testa e le braccia, ossia la vita e la fatica de' poveri. In quanto a' possedimenti, restando franche (dove in tutto, dove in parte) le terre feudali, quelle del re o del fisco, le ecclesiastiche, i patrimoni de' cherici, i beni de' seminari, delle parrocchie, degli ospedali, sostenevano pochi sfortunati possessi tutto il peso delle taglie dirette, le quali montavano a due milioni ottocentodiciannovemila e cinquecento ducati all'anno, accresciuti di altri duecento novantamila ducati, sotto colore di aprir nuove strade.
      Erano taglie indirette tutte quelle che il sottile ingegno pubblicano seppe inventare in ogni età, sopra ogni popolo a pro del fisco: le arti, le industrie, le consumazioni per il vivere, i godimenti, i vizi, le meretrici, il giuoco, profittavano alla finanza. Si chiamavano, come ho detto, dallo spagnuolo, arrendamenti; e furono la più parte venduti o impegnati per novelli debiti, o dati a sicurtà degli antichi; ed allora curavano la esazione i compratori o creditori, che mdesimamente punivano le contravvenzioni che severe prammatiche del fisco. Esercitata perciò la vigilanza con lo zelo dell'avarizia privata, e con la potenza della forza pubblica, l'arrendamento fruttava al compratore il doppio che all'erario, e costava triplicato ai tributari.
      Il re abolì parecchi arrendamenti, quello detto del minuto, l'altro del capitano della grascia, e sul tabacco, la manna, l'acquavite, il zafferano, i pedaggi, e, in certe provincie, la seta; ma per non privare l'erario di quell'entrare, né mancare agli obblighi fermati con gli acquirenti, furono messe nuove taglie, altre accresciute, meno gravi al popolo, meglio profittevoli alla finanza.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963