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      Questo è il luogo di riferire fatto memorabile per documento del tempo. Visto il danno che gli arrendamenti portavano allo Stato, voleva il Governo ricomparne alcuno, e poiché gli assegnatari (era il nome dei possessori) nol consentivano, il re decretò che i tribunali ne giudicassero con forme uguali e libere. Si trattava se il fisco potesse riscattare a condizioni giuste gli arredamenti trasferiti ad altrui dominio; e così muovere o migliorare, secondo i bisogni dello Stato, la finanza pubblica. Era tra' giudici Ferdinando d'Ambrosio, per fama scaltro ed avaro, il quale nell'atto della sentenza, udendo i giudici compagni sostenere le ragioni del fisco, pregò silenzio, e tirato da' sviluppi della toga grosso crocifisso, in positura e con voce da missionario, disse: - Ricordatevi, o signori, che dobbiamo morire, che solamente l'anima è immortale, che questo Iddio (indicando la croce) vorrà punirci dell'avere anteposto alla giustizia l'ambizione. In quanto a me, io proferisco per. gli assegnatori. - Ma il voto non fu seguìto perché ingiusto, e sapevasi che un congiunto del divoto oratore stava nelle parti contrarie al fisco; così l'arrendamento del sale fu ricomprato. E, pure l'azienda pubblica, disordinata, come ho detto, traeva in ogni anno quattordici milioni e quattrocentomila ducati, e di tanta somma la baronìa, benché possedesse più che metà delle terre del regno, ne pagava solamente duecento sessantottomila.
      XIX. Imperciocché la feudalità poco depressa nel regno di Carlo, acquistava tutto dì maggiori dovizie sotto Ferdinando per opera de' curiali, i quali, intendendo a scemare le giurisdizioni feudali per ammontarle alla curia, e ad accrescere le ricchezze de' feudatari per esserne a parte, trovavano potenti aiuti, quando dal Governo, inteso pur esso a spegnere il mero e misto imperio, e quando dal re, che per abitudini, affetti ed istinto regio, favoriva i baroni.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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