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      Poco appresso nuova legge agguagliò a' Franco-massoni altre secrete adunanze, pericolose (dicevasi) alla quiete dello Stato, all'autorità del sovrano; cominciarono i sospetti di regno. Leggere i libri del Voltaire portava a pena di galera per tre anni, e leggere la gazzetta di Firenze a sei mesi di carcere. I tratti di corda, più rari come sperimenti di procedura, si frequentavano come pene.
      Composto novello magistrato col nome d'Udienza Generale di Guerra e Casa Reale per giudicare le liti criminali e civili de' militari e di altri favoriti del privilegio del foro, divenne più estesa, piena e continua la giurisdizione militare. Un generale dell'esercito era il capo, quattro magistrati erano i giudici; le forme brevi, le sentenze inappellabili. E dalle persone passando a' luoghi, altra prammatica stabili che le colpe o le civili controversie degli abitatori di certe case, o in certe strade della città, fossero trattate presso l'Udienza Generale di Guerra. Lo spazio privilegiato nella sola Napoli era un buon vigesirno della città, e gli abitatori non meno di trentamila. L'esempio spandendosi nel regno, qualunque fortezza, o castello, o edifizio militare aveva intorno a sé terreno e cittadini liberi dalla giurisdizione comune. Più crebbe la intemperanza, prescrivendo che nessun tribunale potesse giudicare i misfatti e i civili negozi degli uffiziali delle segreterie di Stato, perché il re, secondo i casi, provvederebbe. La qual dispotica legge fu proposta dal marchese Tanucci, a giovamento di un uffiziale del suo ministero in causa civile.
      Per tanti errori di Governo crescevano di numero e di gravezza i delitti. Un bando del re contro i malfattori, diceva: "Sono continui i furti di strada e di campagna, i ricatti (persone cadute in preda degli assassini), le rapine, le scelleratezze; è perduta la sicurezza del traffico; sono impedite le raccolte". Quindi comandava a' magistrati ed alle milizie di arrestare o spegnere i turbatori della quiete pubblica; e consigliava ai mercatanti e ai viaggiatori (avvisandosi che il bando non bastasse) di andare a carovana ed armati.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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