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      Così laudato dal mondo il ministro Caracciolo pieno d'anni morì.
      La fortuna agevolava le ambizioni al cavalier Acton, il quale, vivente il Caracciolo, fu ministro per la Marina; e piacendo alla regina, e secondando il genio del tempo e del Governo, facevasi ammirare dalla Corte. Fu, indi a poco, ministro per la Guerra; e, morto il Caracciolo, ebbe carico degli Affari esteriori. Scaltro per natura e pratico degli affetti umani, temeva il favore non appieno caduto del Caramanico, e la vicinanza nella reggia, le abitudini, le memorie; ma ottenne che il rivale fusse mandato ambasciatore a Londra, indi a Parigi, e infine viceré nella Sicilia. Pur sospettava il giudizio del Pubblico e a farselo benigno lusingava i migliori del regno: mostravasi avverso alla feudalità; dileggiava gli ozi dei nobili; introdusse le scuole normali e le diffuse, soccorreva il commercio ristaurando i porti di Miseno, Brindisi e Baia; disegnando molte strade regie o provinciali; pubblicando per bandi la tolleranza religiosa in Brindisi e Messina.. La condizione di straniero non gli toglieva rispetto dai Napoletani, troppo usati a quella pazienza; e la scarsezza di personaggi adatti o ambiziosi di ministeri lo scampava da nemicizie gravi e da intoppi. Egli, schivando per sé la cura pericolosa del denaro pubblico, ma sospettando che alcun ministro, ingrandito dalla grandezza dei bisogni, potesse vincerlo in potenza e in favore, fece abolire il ministero per la finanza, e affidarne il carico ad un consiglio; perché spartendo sopra tredici consiglieri il merito e le lodi del successo, nessun uomo salirebbe in fama. Gli altri carichi di Governo, la giustizia, il sacro culto, le amministrazioni erano affidati ad uomini della curia, Carlo da Marco, Ferdinando Corradini, Saverio Simonetti, appellati ministri, ma invero soggetti al cavaliere Acton, il quale, per uffizio, per favore; per servitù degli altri, era nelle opinioni e nel fatto ministro primo e solo, potente quanto re; ma più venerato e temuto dei re Ferdinando, che spensierato imbestiava nei grossi diletti della vita.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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