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      Il cavaliere Acton, nominato maresciallo di campo prese da quel giorno titolo di generale, e lo serbò sino a morte; poi tenente- generale, capitangenerale; decorato di tutti gli ordini cavallereschi del regno e di parecchi stranieri, elevato al grado di lord per servigi resi da ministro di Napoli alla Inghilterra, fatto ricco strabocchevolmente, sano e bello della persona, nessun dono della fortuna invidiava. Ma spesso addolorato (come taluno di sua famiglia mi diceva) sfogava per vane afflizioni quella mestizia che in contrapposto della contentezza mette natura in ogni uomo; così che vediamo piangere nelle felicità, ridere nelle miserie; e scomparendo i beni e i mali della sorte, attristarsi e rallegrarsi quanto vuole, nella eguaglianza dataci da Dio, l'umana vita.
      Egli prese a formare il navilio e l'esercito. Bisognando tante navi che difendessero le marine e intimorissero i piccoli potentati Barbareschi, il meno od il troppo nuoce in vario modo; ma per ambizioni vaste della regina e per grandigia del ministro si fabbricarono molti vascelli, fregate, altri legni, che, superiori allo stato del commercio, lo peggioravano; tenendo al servizio delle navi da guerra i marinai addetti al traffico. Ed oltraciò l'erario per la inutile spesa impoveriva, e nuova cagioni di alleanze o di nemicizie straniere ne sorgevano; come difatti assai presto per l'acquistata potenza in mare fummo forzati a ingrate necessità. Essendo la nostra milizia in nome di trentamila soldati, ma in fatto di quattordicimila, fu primo pensiero dei ministro ricomporre i reggimenti, cosi che tornasse intero l'esercito: e per quello effetto con legge nuova impose alle comunità buon numero di fanti, ed alla baronia cavalieri e cavalli: poscia i volontari, gl'ingaggiati, i vagabondi, i tratti dalle prigioni e dalle galere aggiungevano al contingente.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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