Chiamarono ad instruire le nuove schiere il barone Salis dei Grigioni; e per l'artiglieria il colonnello Pommereul, francese, noto in patria per ingegno e servigi. Molti uffiziali e sergenti stranieri vennero invitati o condotti dal Salis e dal Pommereul; e tra loro (sergente) Pietro Augereau, quell'istesso che, anni dopo, generale della repubblica francese, maresciallo dell'impero e duca di Castiglione, empié molte carte della storia: e (tenente) Giovambattista Eblè, poi primo generale dell'artiglieria di Francia, istromento di molte vittorie, morto dalla guerra nel 1812: avventuroso che non vide le mutate bandiere.
La leva degli uomini increbbe agli avviliti popoli napoletani; e le discipline, gli usi, le voci forestiere a' soldati, e tanto più agli uffiziali maggiori, che velavano col nome di onor di patria l'ambizione di comandare l'esercito: stolta superbia, perché ad essi mancava l'uso delle milizie, perduto nelle corruttele di oziosa città. Si alzò tanto grido, che il Governo, pigliandone sospetto di pericolosa scontentezza, congedò il Salis ed altri uffiziali stranieri; non già il Pommereul, che, avendo affare con poca parte dell'ercito e con uffiziali meno della comune ignoranti, non aveva concitate le opposizioni della moltitudine e della invidia. Ne derivò che l'esercito decadde, l'artiglieria migliorò: cominciarono gli odi del popolo contro l'Acton e la regina; crebbe l'amore per il re, tenuto (ed era) avverso a quelle novità, benché si espedissero in suo nome, per sua pazienza ai desideri della moglie e del ministro.
La fama della ingrandita potenza del regno diede a' Borboni di Francia e di Spagna brama di legami più stretti coi re delle Sicilie; ma gli affetti e i disegni di questa corte essendo mutati, ebbero risposte fredde ed in fine ripulse; e però Carlo III con lo stile di re, di padre, di benefattore, scrisse al figlio di cacciare dal ministero e dal regno il mal favorito Giovanni Acton: ma non fu ascoltato.
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