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      Indi a poco propose di unire alle flotte spagnuole per l'America due vascelli napoletani e quanti legni mercantili ei volesse; e pure quella offerta, in tanti modi giovevole, fu ricusata. Si negarono alla Francia i legnami per costruzioni navali, dati ab antico a largo prezzo, e soperchianti nei boschi delle Calabrie. Tutte le asprezze a' que' re congiunti, tutte le cortesie ai sovrani dell'Austria e della Inghilterra. Per le quali cose Luigi XV fu avverso alla corte di Napoli; Luigi XVI, dopo speranze di amicizia fallite, tornò contrario: lo stesso Carlo III morì scontento del figlio.
      XXVII. L'ordine de' tempi mi ha condotto all'anno 1735, quando tremuoto violentissimo abbatté molte città, scompose molti terreni della Calabria e della Sicilia, con uccisione di uomini e greggi, e universale spavento nei due regni: della quale sventura dirò le parti più memorabili. Il 5 di febbraio, mercoledì, quasi un'ora dopo il mezzogiorno, si sconvolse il terreno in quella parte della Calabria ch'é confinata da' fiumi Gallico e Métramo, da' monti Ieio, Sagra, Caulone e dal lido, tra que' fiumi, del mar Tirreno. Lo chiamano Piana, perché il paese sotto gli ultimi Apermini si stende in pianura per ventotto miglia italiane e diciotto in larghezza. Durò il tremuoto cento secondi: sentito sino ad Otranto, Palermo, Lipari e le altre isole Eolie; ma poco nella Puglia e in Terra-di-lavoro; nella città di Napoli e negli Abruzzi, nulla. Sorgevano nella Piana centonove città e villaggi, stanze di centosessantasei mila abitatori: e in meno di due minuti tutte quelle moli subissarono, con la morte di trentaduemila uomini, di ogni sesso ed età, ricchi e nobili più che poveri o plebei: alcuna potenza non valendo a scampare da que' subiti precipizi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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