Il suolo della Piana, di sasso granito dove le radici del monte si prolungano, o di terre diverse trasportate dalle acque che scendono dagli Appennini, varia di luogo in luogo per saldezza, resistenza, peso e forma. E perciò, qualunque fossero i princìpi di quel tremuoto, vulcanici secondo gli uni, elettrici secondo gli altri, ebbe il movimento direzioni d'ogni maniera, verticali, oscillatorie, orizzontali, vorticose, pulsanti; ed osservaronsi cagioni differenti ed opposte di rovina: una parte di città o di casa sprofondata, altra parte emersa; alberi sino alle cime ingoiati presso ad alberi sbarbicati e capovolti; e un monte aprirsi e precipitare mezzo a dritta, mezzo a sinistra dell'antica positura; e la cresta, scomparsa, perdersi nel fondo della formata valle. Si videro certe colline avvallarsi, altre correre in frana, e gli edifizi sopraposti andar con esse, più spesso rovinando, ma pur talvolta conservandosi illesi, e non turbando nemmeno il sonno degli abitatori; il terreno, fesso in più parti, formare voragini, e poco presso alzarsi a poggio. L'acqua, o raccolta in bacini o fuggente, mutare corso e stato; i fiumi adunarsi a lago o distendersi a paduli, o, scomparendo, sgorgare a fiumi nuovi tra nuovi borri, e correre senz'argini a nudare e insterilire fertilissimi campi. Nulla restò delle antiche forme; le terre, le città, le strade, i segni svanirono; così che i cittadini andavano stupefatti come in regione peregrina e deserta. Tante opere degli uomini e della natura, nel cammino de' secoli composte, e forse qualche fiume, o rupe eterna quanto a mondo, un sol istante disfece. La Piana fu dunque il centro del primo tremuoto; ma, per la descritta difformità del suolo, vedèvi talora paesi lontani da quel mezzo più guasti de' vicini.
| |
Piana Appennini Piana
|