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      Le ricchezze furono dunque sconvolte quanto la terra; e que' mutamenti di fortuna, rapidi, non pensati, peggiorarono i costumi del popolo.
      XXXI. Velocissime giunsero in Napoli le prime nuove, ma per la stessa celerità non credute, e perché le verità che avanzano l'intelletto comune danno le apparenze della fallacia. Altre voci di fama, altri fuggiaschi, e nunci, e lettere avvisarono il Governo de' troppo veri disastri; e subito, quanto puote umana debilità contro le forze sterminate della natura, fu provvisto al soccorso di que' popoli. Vesti, vettovaglie, danari, medici, artefici, architetti; e poi dotti accademici, e archeologi, e pittori andarono nella Calabria; capo di tutti, rappresentante il principato, il maresciallo di campo Francesco Pignatelli: una giunta di magistrati reggeva le amministrazioni: una cassa detta sacra raccoglieva le entrate pubbliche o della Chiesa, e manteneva gli ordini dello Stato: le taglie che i possessi ecclesiastici pagavano per metà, come nel Concordato del 1741, furono agguagliate nelle Calabrie alla sorte comune: s'impose, per soccorrere le due rovinate provincie, alle altre dieci del regno tassa straordinaria d'un milione e duecentomila ducati. Si andava ristorando quell'afflitta società.
      Quando nella estate, per fetore de' cadaveri (bruciati ma non tutti e tardi) ed acque stagnanti, meteore insalutari, penurie, dolori, sofferenze, si manifestò ed estese nelle due Calabrie morbo epidemico, il quale aggiunse morti alle morti, e travagli ai travagli di quel popolo. Tanto miseramente procedé quell'anno; ed al cominciare del 1784, fermata la terra, spenta la epidemia, scordati i mali o gli animi rassegnati alle sventure, si volse indietro il pensiero a misurare con freddo calcolo i patiti disastri.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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