Quando egli, con fasto inopportuno e trasandando i discorsi di convenienza e d'uso, lesse decreto che imponeva il prestito di quattrocento quaranta milioni, e prometteva di convocare al quinto anno gli Stati generali. Si notava nell'adunanza silenzio e sbigottimento, allorché il duca d'Orléans con atti sommessi dimandò, se quello era "letto di giustizia" o libero congresso; e il re: - È seduta regale. - Dopo la prima voce, altre ardite si snodarono; ed esiliati dall'Assemblea e dalla città l'Orléans e gli oratori, la nuova legge fu registrata per comando. Ne' consigli regali essendo deciso fiaccare ne' Parlamenti le cagioni e gl'inizi della disobbedienza, menomare le facoltà giudiziarie di que' magistrati, e cassar le politiche, il re creò nuova Corte, detta "plenaria", di pari, prelati e capi militari; ed aspettava per pubblicar l'editto che le milizie giungessero nelle sedi de' Parlamenti, e i ministri dell'autorità regia preparassero le sorprese e le pene a' contumaci.
Pratiche oscure; ma palesate al Parlamento di Parigi, che spiando, e comprando i custodi del segreto, contrappose all'editto con pubblico manifesto le instituzioni della Francia, i diritti del popolo e del Parlamento, gli obblighi del re. Si levarono voci minaccevoli. Scompigli peggiori agitavano le province, dove la scontentezza non era frenata dal timore, o ingannata dalle arti, o corrotta da' doni della Corte; ed in quel mezzo, negate le nuove imposte, mancato il prestito, cresciute le spese, disordinate le amministrazioni, era vòto l'erario. Né piu bastando gli artifizi, il re, alla metà dell'anno 1788, tratto da ingrata necessità, convocò gli Stati generali per il primo di maggio dell'anno seguente, e richiamò Necker ministro.
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