Sapeva le voci malvage contro di lui, ma sperava che le smentisse il sentimento universale della sua rettitudine. Sempre unito alla nazione, confidando a' rappresentanti ed alla fede di lei, aveva allontanate le milizie da Versailles e da Parigi.
Dopo gli applausi e i segni di riverenza e di gioia, fu pregato il re di sceglier ministri meglio adatti al tempo, e mostrar sé stesso al popolo di Parigi. Tutto concesse o promise; e si partì a piede, accompagnato per corteggio da' tre stati sino alla reggia; dove in pubblico luogo la regina aspettava, tenendo per mano il delfino, e sì che la intera Casa del re ed il popolo parevano uniti da legami concordi per la felicità della Francia. Mutato il ministero, tornò ministro Necker; molti della Corte per comando o per mala coscienza si allontanarono; il re il seguente giorno andò a Parigi con pompa cittadina, perché scortato da milizie civili, corteggiato dall'Assemblea nazionale, incontrato da' magistrati della città, accompagnato da popolo innumerevole e plaudente. E confermate per discorsi le universali speranze, fu giuoco di fortuna contraporre, nel corso di un giorno, al tremendo spettacolo della Bastiglia spettacolo di pace magnifico.
XXXIX. Due mesi, o più, passarono le lusinghiere apparenze di concordia; faceva l'Assemblea buone leggi, prometteva il re di approvarle; il clero, i nobili risecavano gli antichi privilegi; i doni chiamati "patriottici" soccorrevano a' poveri ed all'erario; fu dato al re titolo gradito di "restauratore della pubblica libertà"; e mentre le forze buone dello Stato così crescevano, di altretanto scemavano i misfatti. Ma sotto la scorza di felicità due germi contrari celatamente fecondavano, di repubblica di tirannide.
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