Succedevano i battaglioni delle donne, le quali, avendo trasandato per i crudeli offizi di quei giorni le mondizie e le dolcezze del sesso, parevano in furie o mostri trasformate; indi marciavano con ordine le schiere, guidate da La Fayette, e, dietro a tante moltitudini, le carrozze del re, della regina e della famiglia; i quali (benché alle voci festive con festivo sembiante rispondessero) portavano in fronte la mestizia, il sospetto, la fatica e 'l terrore della scorsa notte. Mutarono da quello istante le regole di governo; il re confermava le nuove leggi dell'Assemblea; dava la cura della città a' magistrati municipali; la custodia del regno e sin anche della reggia alle milizie nazionali. Stavano per forma di monarchia i ministri; reggevano lo Stato le municipalità, gli elettori e l'Assemblea. Il re faceva le mostre del prigioniero, ma si diceva libero per compiacere alla contraria fazione, che in lui ad un punto voleva modestia di cattivo acciò non opponesse a' novelli Statuti, e possanza di re per legittimarli. Egli perciò, sconfidato di tornare in signoria per le proprie forze o per favore delle sue parti, volse l'animo e i maneggi a' potentati stranieri; e sperò fuggirsi di Francia e rientrare con Prus siani e Tedeschi. Ma il gran cimento abbisognava di tempo e di fortuna.
Nel qual mezzo la Francia, sciolta da' freni dell'usato imperio, si governava a ventura, seguendo il vario senno dei potenti del luogo. Gl'impeti primi del popolo si voltarono ai castelli e terreni baronali, dove ardendo e rapinando in nome della libertà e per odio alle feudali memorie, infiniti misfatti commettevano. Uomini oscuri, per diventar potenti, si adunavano in secrete combriccole; e i nobili, fuggendo la infausta terra, andavano allo straniero; aristocratici e nemici fu un nome istesso.
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