L'alta nobiltà migrando a Coblentz, e la nobiltà provinciale al Piemonte, sotto il conte d'Artois, fratello del re, per armi e trame combattevano la rivoluzione. In tante guise il cammino alla repubblica si agevolava. Sola, fra disegni discordanti o perversi, un'adunanza discuteva le dottrine di Stato, e poneva la sperata monarchia sopra fondamenti di ragione. Dichiarata la uguaglianza tra gli uomini, venivano uguali le leggi, certa di ognuno la proprietà, sicure le persone, facile il cammino alla giustizia, le ingiustizie impedite o castigate; lasciati al re gli onori, le ricchezze, l'imperio, la felicità di far grazia; non più il clero arricchito da superstizioni, ma dotato dallo Stato; e però la Chiesa impotente al male, cresciuta in dignità. Altre leggi sapienti e benefiche l'Assemblea nazionale maturava.
XL. Tali erano in Francia le cose al finire dell'anno 1790; ma variamente raccontate nel mondo, e producendo, come l'animo degli ascoltatori, opinioni differenti, spaventavano i re, i cortigiani, i ministri, concitavano il clero, allegravano i filosofi e i novatori. I due sovrani di Napoli con più odio e sdegno le sentivano, perché parenti dei Borboni di Francia, e sorelle le due regine; ed essi, stando in quel tempo nella reggia di Vienna, conoscevano i disegni dell'imperatore Leopoldo. Il quale, già mosso ad ira dalle ribellioni del suo Belgio, quantunque inchinato al bene de' soggetti, voleva che lo ricevessero da libere concessioni di sovranità; e perciò apprestava un esercito a soccorrere re Luigi, quando superasse con la fuga i confini della Francia.
Ma degli altri re non era concorde il consiglio; che, sebbene le sentenze della Rivoluzione francese si appropriassero a tutti i popoli, differivano le ragioni di Stato, le nature dei governanti.
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