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      E perciò tutte le arti, tutte le menti, le braccia, le persone, servivano al proponimento di guerra; studi inusitati e molesti.
      II. E ciò fatto, provvide il Governo alla sicurezza dell'imperio per modi palesi e celati. La polizia ebbe commissario vigilante e giudice, con seguaci e guardie, in ogni rione della città e sopra tutti, col nome antico di reggente della Vicaria, il cavaliere Luigi de' Medici, giovine scaltro, ardito, ambizioso .di autorità e di favore. Altri ministri spiavano in secreto le opere o i pensieri dei soggetti, chi ne' pubblici luoghi, e chi nel secreto delle case. La regina guidava que' maneggi, conferendo con le spie a notte piena, nella sala chiamata "oscura" della reggia ed onestando l'arte infame col nome di fedeltà, non la disdegnavano i magistrati, i sacerdoti, i nobili, tra quali fu sospettato la prima volta Fabrizio Ruffo, principe di Castelcicala, non bisognoso di opere malvage perché ricco del proprio, e agevolato alle ambizioni dal grado di principe, ma vi era spinto (dicevano) da rea natura. Il clero, viste le sventure della Chiesa di Francia, sperando il riacquisto della perduta potenza, si fece sostegno e compagno al dispotismo. Il re a sessantadue vescovati vacanti nominò uomini caldi e zelosi; restituì la pubblica istruzione ai cherici; fece mostre di sincera amicizia a' preti, a' frati. Esposti più d'ogni altro all'ira del Governo ed alle trame delle spie erano i dotti ed i sapienti, per la fallace opinione che il rivolgimnto francese fosse opera della filosofia e de' libri, più che dei bisogni e del secolo. Esiziale credenza, che, durata e durante, ha recato gravi sventure ai migliori, ed ha spogliato l'imperio e il sacerdozio de' potenti aiuti dell'ingegno.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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