Tollerarono primi quel supplicio uomini della plebe, infami e tristi; e frattanto l'aspetto e l'esercizio del dispotismo avendo ingenerato nel popolo servitù e pazienza, la polizia non temé di punire con eguale licenza uomini di buona fama. Dal sospetto di colpe false, le vere nacquero. I Napoletani amanti delle dottrine francesi, consultati poco innanzi come sapienti su le riforme dello Stato, al presente spiati e mal visti, si adunavano in secreto per conferire delle cose di Francia; né già con isperanza di bene vicino e preparato, ma per esercizio d'ingegno e felicità ideale dell'avvenire; le quali onestà praticavano con le arti e 'l mistero del delitto. E poscia, invaghiti dello Statuto francese dell'anno 1791, e della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo", e di tutti gli ornamenti filosofici di quella Carta, tanto da credere che leggendoli verrebbe universal desiderio di egual governo, ne fecero improntare con grande spesa e caratteri nuovi, da stampatore fidatissimo, due migliaia o più. Ma non li divolgarono perché, all'ardimento succeduto il timore, solamente sparsero alcune copie nella notte per le vie della città, due altre copie per giovanile contumacia negli appartamenti della regina; e le molte, spartite in sacchi di farina, gettarono in mare tra gli scogli del Chiatamone. Due nobili giovani, con vesti plebee, al primo tramonto, per iscansare la luce del giorno o le guardie della notte, indossarono i sacchi, e per le vie più popolose della città, simulando l'uffizio di facchino, li trasportarono e deposero nel disegnato luogo. N'ebbero plauso dai compagni come di salvata repubblica; e intanto quella stampa e quello ardire accrebbero l'ombra e il dispetto de' dominatori.
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