La misera famiglia de' Borboni, stando al Tempio, vedeva parte delle stragi, udiva gli ultimi lamenti degli uccisi nelle prigioni vicine; raggio di speranza le rimaneva ne' soccorsi stranieri. Ma Brunswick ponderato e lento, il suo re focoso, gli emigrati menzogneri nelle promesse, le due collegate monarchie varie di politica e di speranze, producevano sconcordia e languore nel campo alemanno; mentre nel campo francese l'ingegno di Dumouriez, la gioventù delle sue schiere, l'allegrezza di libertà compensavano i difetti di numero e di fortuna. Pure i Prussiani giunsero a Châlons; ma poi travagliati da' morbi, dalla battaglia di Walmy, e da stagione inclemente, sgomberarono la Francia; gli altri eserciti austriaci o prussiani che battevano diversi punti della frontiera, affrettarono il ritorno; Francesco e Federico Guglielmo, con disegni mutati, ritornarono a Vienna e Berlino. Si sciolse la prima lega contro la Francia; la rivoluzione fu certa e confermata.
Cadute le ultime speranze della Casa infelice, il giacobinismo, già potentissimo, ordiva gli atti del processo contro Luigi. Difendevano il re l'antico rispetto, la presente pietà, e 'l contegno di lui sereno che pareva serenità di coscienza; lo accusavano i fatti ed il nome. Confuse le ragioni, sparita la giustizia delle leggi, scordata la qualità dell'accusato, a tal si giunse che la vita o la morte del re stava nello esame: che più giovasse, che più nuocesse alla Francia. Decisero, per maggioranza di un solo voto, che più giovasse la morte; e Luigi sopra palco infame perdé la vita. Fu poi morta la regina, indi la principessa Elisabetta per condanne inique di tribunale feroce; finì di stento nel carcere il delfino; la sorella di lui servì di riscatto ad alcuni francesi prigionieri in Alemagna.
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