Molti giovani napoletani, ardenti nelle nuove dottrine, comunicarono con gli ufficiali del navilio, con Makau, con La Touche; e però che in quel tempo era scaltrezza del Governo francese incitare i popoli a libertà per averli compagni ai pericoli ed alla guerra, La Touche più infiammò quelle giovani menti, consigliò secrete adunanze; e, in una cena, tra le allegrezze de' desidéri e delle speranze, i convitati appesero al petto piccolo berretto rosso, simbolo allora de' giacobini di Francia. Sapeva il Governo di Napoli quelle colpe, ma ritardava il castigo per aspettar la partenza dell'ospite importuno; accelerò il raddobbo delle navi, diede viveri, condusse l'acqua purissima di Carmignano a' bisogni della flotta sino alla punta del molo.
VIII. La flotta salpò; il trattenuto sdegnò sfogò in vendette o le preparava. Presi nella notte e menati in carcere molli di coloro che praticarono co' Francesi, ed altri per sospetto di maestà; tenute secrete le sorti loro, così che i parenti, gli amici, le voci popolari, li dicevano uccisi nelle cave delle fortezze, o mandati ne' castelli delle isole più lontane della Sicilia: tardi si udì che stavano chiusi ne' sotterranei di Santelmo, mangiando il pane del fisco, dormendo a terra ed isolati, ognuno in una fossa. Erano dotti o nobili, usati agli agi del proprio stato ed alla tranquillità degli studi. Custodi spietati, che dovrò nominare quando i tempi si faranno peggiori, eseguivano que' feroci comandamenti con zelo ferocissimo. E la regina, sospettando che preso all'ambasciatore di Francia fossero le fila e i nomi della creduta congiura, fece involargli le carte da Luigi Custode, che usava nella casa di Makau; accusato del furto, tradotto in giudizio, fu assoluto dai giudici, premiato dalla Corte.
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