Sporgendo in mare quel posto così che batte la piccola rada di Tolone, molta parte della grande ed il canale tra le due rade, fu necessario ai collegati fuggir que' mari, e trarre dalla città 1e milizie per non lasciarle a certa prigionia. L'ammiraglio Hood, inglese, diede segno di partenza; le schiere di terra cominciarono la fuga; i forti esteriori, Malbousquette, il Faraone, la Vallette, la Malgue, presi da' repubblicani senza contrasto, tirando contro la città, vi accrescevano i pericoli e lo scompiglio. Gl'Inglesi atterrarono per mine il forte Pomets; mancò il tempo e gli apparecchi a distruggere gli altri forti o la città; il gran magazzino delle costruzioni ardeva, e bruciavano nel porto tredici vascelli della repubblica; era notte, e cadeva pioggia distemperata. Ne' quali estermini imbarcavano (annegandone alcuni per la fretta) soldati e Tolonesi, che, partigiani della Inghilterra o nemici di repubblica, avevano macchinato il tradimento. Cavalli, armi, tende, artiglierie di campo, e poche schiere lente o incapaci alla fuga, restarono prede a' Francesi. E la fortuna, non ancora sazia di sventure, alzò tempesta impetuosa per vento libeccio, che sospingeva le navi alle due rade; dal quale pericolo camparono le flotte per forza d'arte, ma i legni disuniti, navigando a ventura per molti dì, ripararono in porti differenti, gli uni dagli altri lontani e sconosciuti. Passava perciò lungo tempo a raccorre le milizie delle quattro collegate nazioni, e gli arredi, le salmerie; e Napoli in quel mezzo stava dolente più di quanto i casi meritassero, come accade ne' disastri confusamente narrati dalla fama. Comparvero finalmente il 2 di febbraio del 1794, le aspettate vele; e seppesi che mancavano duecento Napoletani, morti o eriti, quttrocento prigioni e tutti i cavalli; molti viveri, le tende, gli arredi, le bandiere; sterminate somme avea speso l'erario.
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