Venne in Napoli fra' Tolonesi il generale conte Maudet, il quale comandando in Tolone avea consegnata, voglioso ed allegro, a' nemici della sua patria l'affidatagli fortezza. I fatti che ho descritto diedero maggior grido alla Repubblica, e dissero la prima volta, e a voce appena intesa, un nome che poco appresso empié il mondo.
XI. Le genti venute da Tolone, raccontando ed esagerando fatti veri o falsi, generavano idea spaventosa de' Francesi e della guerra. Il Governo, impedite le feste giocose del carnevale, comandate pubbliche orazioni, ma costante agl'impegni ed alla vendetta, levati nuovi coscritti e guardie urbane nella città, pose a campo nei piani di Sessa venti battaglioni di fanti, tredici squadroni di cavalieri, ed un reggimento di artiglieria (dicianove mila soldati), destinati a guerreggiare con gli eserciti tedeschi nella Lombardia; i sudditi ammiravano le opere sacre, perché dicevoli a principi devoti; e le militari, perché animose. Il re, la regina e 'l ministro general Acton, stando spesso al campo, eccitavano con discorsi e promettevano larghe mercedi alle azioni di guerra; intanto che nel golfo di Napoli si vedevano movimenti e simulacri di battaglie di mare. La Inghilterra, volendo assaltare la Corsica, dimandati a noi vascelli, armi e soldati, tutto ebbe; e sebbene infelice la impresa, furono laudate le geste. Tre reggimenti di cavalleria, duemila cavalli mossero per Lombardia sotto il principe di Cutò, scelta laudata perché di regnicolo dopo le altre di stranieri e sfortunate. Le navi cannoniere o bombardiere montavano a centoquaranta, i legni maggiori a quaranta, le milizie assoldate a quarantadue migliaia, le civili a maggior numero; le provvisioni erano infinite, le imprese grandi e continue.
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