Pagina (213/963)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E in quel mezzo si vedeva cerimonia più veneranda; il cardinale arcivescovo di Napoli, e tutto il clero in abito sacerdotale, portando del medesimo santo la statua d'oro e le ampolle del sangue, fermarsi al ponte, volgere incontro al monte la sacra immagine, ed invocar per salmi la clemenza di Dio. Né cessarono i disastri della natura. Potendo la cenere adunata sopra i tetti e i terrazzi rovinar col peso gli edifizi, il magistrato della città bandì che si sgomberasse; e più del comando valendo il pericolo, subito dall'alto si gettarono quelle materie su le strade, oscurando viepiù e bruttando il paese. Non si vide, si udì giunger la notte da' consueti tocchi della campana; ma dopo alcune ore si addensarono tenebre così piene come in un luogo chiuso: né la città in quel tempo era illuminata da lampadi; e i cittadini, intimoriti da' tremuoti, non osando ripararsi nelle case, stavano dolenti per le strade o piazze ad aspettare l'abisso estremo. Al dì vegnente, che fu il terzo, scemò la oscurità, ma per luce sì scarsa, che il sole appariva, come al tramonto, pallido e fosco: diradarono le piove delle ceneri, cessò il fuoco ed il tuono del volcano. Quello aspetto di sicurtà, le patite fatiche, la stanchezza invitarono gli abitanti a tornare alle case; ma nella notte nuovo tremuoto li destò e impaurì; e, mentre la terra tremava, udito uno scroscio come di mille rovine, temeva ogni città che la città vicina fosse caduta.
      Il nuovo giorno palesò il vero, perché fu visto il monte troncato dalla cima, e quella inghiottita nelle voragini del volcano; sì che il tremuoto e lo scroscio della sera, da' precipizi. E se prima il monte Vesuvio torreggiava su la montagna di Somma che gli siede appresso, oggi, mutate le veci, questa si estolle.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





Napoli Dio Vesuvio Somma