Sire, - volgendosi al re - è diverso il mio voto. Il cavalier Medici comunque abbia i natali e l'autorità, i nobili d'ogni nome, di qualunque ricchezza, corrano le sorti comuni, e un tribunale di Stato li condanni. Un alto esempio val mille oscuri. - E allora il re sciolse la secreta conferenza, prescrivendo che al domani l'altro i ministri dello Stato, il general Pignatelli capo dell'armi, il cardinale Fabrizio Ruffo, il duca di Gravina e il principe di Migliano si adunassero a suo consiglio nella reggia di Caserta.
XVIII. Al dì seguente disse la regina saper ancor ella le trame rivelate dal ministro, ed averle nascoste al re per non turbarne il riposo, ed aspettare la maturità delle pruove: vanto e menzogna. Furono quelle trame ordite dall'Acton a rovina del Medici, e tenute secretissime per impedire che se ne scolpasse. Ella millantava di saperle, perché fin anco i re, quando, s'intrighino tra' maneggi di polizia, ne prendono il peggior difetto, la vanagloria. Ma lo scaltro inglese, giovandosi della menzogna, disse in privato alla maggior parte de' consiglieri eletti, che la regina avea scoperto nuove congiure, che un discorso di lui del giorno innanzi era stato da principi male accolto per la proposta clemenza; ch'era dunque il rigore necessità: tacque i nomi, e, pregato il secreto, n'ebbe promessa e della confidenza, rendimento di grazie. Raccolta in Caserta la congrega, il re dicendo voler consiglio sopra materia gravissima, chiuse il breve discorso: - Dimenticate i privati affetti, o di classe, o di parentado: un solo sentimento vi guidi, la sicurezza della mia corona. Il generale Acton esporrà i fatti. - Gli espose con discorso studiato ed ingannevole; e poscia il re, permettendo il parlare, dimandò i voti.
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