E più inferocivano per non trovare le pruove del delitto, e credere nel silenzio degli accusati forza di secreto e di fede; quindi moltiplicavano i martiri a' prigionieri, imprigionavano Pagano, Ciaia, Monticelli, Bisceglie, il vescovo Forges, ed altri venerati per dottrina e virtù; insidiavano l'onestà, promettendo uffizi e doni a chi rivelasse le colpe di maestà; guastavano i costumi delle famiglie, nemicando il fratello al fratello, il figlio al padre; pervertivano la morale del popolo, sciogliendo tutte le fedeltà, di servo, di custode, di cliente, di confessore. Scomponevano la società.
XIX. Venne ad aggravare i sospetti e le miserie un successo infelice di Palermo, dove le genti affamate per iscarso ricolto dG quell'anno, impoverite per nuovi tributi, scontente dell'arcivescovo Lopez, che dopo la morte del Caramanico reggeva l'isola, tumultuarono pazzamente di moti confusi, facili a trattenere e ad opprimere. Un avvocato Blasi ed altri pochi si unirono in secreto per consultare se quella popolare disperazione bastasse ad aperto sconvolgimento: ma subito traditi e imprigionati, il Blasi per sentenza morì, prima torturato co' modi antichi nella pubblica piazza; altri andarono alle galere, altri all'esilio; il popolo s'intimorì, successe pazienza, non calma; la tirannide imperversò. In Napoli, durando le incertezze della creduta congiura, e i principi travedendo intorno a sé il tradimento e la morte; congedarono le antiche guardie del corpo, ed altre ne scelsero, mutarono i custodi, variarono gli ordini della Casa, facevano saggiare i cibi, nascondevano alla comune de' servi le camere del sonno; e, più timorosi tuttodì, toglievano ad altri la quiete e la perdevano. Ne' quali commovimenti di paura e di rigore fu pubblicato editto che perdonava le colpe di maestà, e prometteva segretezza e premi a que' rei che rivelassero la congiura e i capi d'essa, o i compagni.
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