Il quale Beaulieu, inattesamente assalito e rotto sul Mincio, stentò a ritirar l'esercito nelle strette del Tirolo; e quella intessa infelice ventura de' fuggitivi gli negavano i vincitori, se i cavalieri napoletani, allora nelle prime armi, non avessero combattuto con valor degno di agguerriti squadroni; soldati ed uffiziali onoratamente morirono; il generale Cutò cadde ferito nel campo e fu prigione; il principe di Moliterno, capitano di centuria, colpito di scimitarra nel viso, rimase orbato di un occhio. Al grido delle nostre armi i Francesi sospesero la preparata guerra contro il regno, certi di trovarlo difeso da prodi soldati; e Buonaparte, per iscemare di quello aiuto il maggior nemico, offri armistizio al re di Napoli; il quale, vòlte le speranze a timori, accettò l'offerta, e per patti stipulati in Brescia rivocò di Lombardia i suoi reggimenti, e dell'armata anglo-sicula i suoi vascelli; facendo le mostre della pattuita neutralità, comeché in petto crescessero il sospetto e la nemicizia per sentire le occupate città d'Italia ordinarsi a repubblica, avanzare il pericolo rapidamente come le conquiste, e 'l general Buonaparte correre la bassa Italia sino a Livorno, con una legione debole, sola, sicura nel nome e nel fato del condottiero.
Cosicché, all'avviso che il maresciallo Wurmser con esercito nuovo scendeva in Italia, e che il generale francese affaticavasi a radunare le separate schiere per ripararle (diceva la fama) in campo lontano, il re di Napoli, rianimate le speranze dello sdegno, scordando il fresco armistizio, spedì altri soldati alla frontiera, occupò una città (Pontecorvo) degli Stati del papa, e si dispose alle ostilità. Il pontefice ancor egli, amico della Francia per fede recentemente giurata, preparò mezzi di guerra; e concertò i modi con le Case d'Austria e di Napoli.
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