L'arciduchessa andava a Trieste, dove navilio napoletano l'attendeva; lo sposo la incontrava a Manfredonia; le religioni del matrimonio si fecero a Foggia. Accompagnarono il principe i regali genitori, con séguito infinito di baroni e di grandi; e, celebrate in giugno le nozze, tornarono in Napoli nel seguente luglio, tra feste convenevoli ad erede della corona. Il re, dispensando largamente premi e doni, nominò il general Acton capitan generale, nulla più restando, per entrambo, a donare, a ricevere: inaridito il favore e l'ambizione. Quindi coprì quarantaquattro sedi vescovili, rimaste lungo tempo vacanti per goder delle entrate, diede gradi, titoli e fregi di onore per azioni di guerra o di pace. Solamente la sposa, vaga giovinetta che di poco soperchiava i quindici anni, mostrava in volto certa mestizia, più notata nella universale allegrezza e più compianta. Il re diede a parecchi foggiani titolo di marchese, in ricompensa del maraviglioso lusso nelle feste delle regali nozze; e subito mutarono i costumi di quelle genti, che, agricoli o pastori, si volsero alle soperchianze del gran commercio ed agli ozi de' nobili: ozi crassi perché nuovi e insperati. Così le dignità mal concesse accelerarono il decadimento della città, compiendo in breve ciò che lentamente i vizi della ricchezza producevano.
XXV. In quell'anno fu menato schiavo da pirata tunisino il principe di Paternò, come racconterò brevemente, perché il fatto racchiude parti pubbliche, e perché di quel principe dovrò dire lungamente in altro libro. Egli, nobile, ricchissimo, e di ricchezze millantatore, orgoglioso, veniva di Palermo, sua patria, in Napoli presso il re agli offici di Corte, sopra nave greca-ottomana, perciò franca da' pirati; e seco viaggiavano altri signori e un mercante di gioie e di oro.
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