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      Il re delle Sicilie riconobbe la Repubblica cisalpina. Parve durevole quella pace perché dando alla Francia confini desiderati e naturali, ed all'Austria, benché sempre vinta, una frontiera in Italia meglio configurata dell'antica, e domini più vasti, e maggior numero di soggetti, soffrivano danno alcuni principi del Corpo germanico incapaci di guerra, e la Repubblica veneziana, prima invilita e allora spenta. I negoziatori d'ambe le parti ebbero premi da' propri Governi, lodi dal mondo; il marchese del Gallo, che aveva sostenute le ragioni dell'Impero, tornò in Napoli ricco di doni e di fama.
      XXVII. Erano altri che di pace i destini di Europa; e di già la turbavano i fatti di Roma. Il generale Berthier, negando ascolto agli ambasciatori del papa ed agli offizi delle Corti di Vienna, Napoli e Spagna, fece chiaro il proponimento di guerra. E allora in Roma la moribonda potestà concitò alle difese, lusingando la coscienza dei popoli con le arti sacre di processioni, preghiere e giubileo; e col trovato del cardinal Caleppi che le immagini delle Madonne, rispondendo al pianto de' sacerdoti, versavano dalla tela e dal legno lagrime vere. In mezzo alle processioni e miracoli pervenne in città l'editto di Berthier, che annunziava già vicino l'esercito punitore degli assassini di Duphot e di Basville, ma proteggitore del popolo e delle sue ragioni, obbediente alla disciplina; timori, speranze, agitazioni, secondo le parti, si levarono. E poco appresso all'editto il lucicare delle armi, e le bandiere dei tre colori, viste sopra i colli di Roma, bastarono ai novatori per adunarsi tumultuosamente a Campovaccino; e gridando libertà, ergere l'albero che n'era il segno. Ambasciatori della non ancora nata repubblica andarono a Berthier, attendato alle porte di Roma, per pregarlo di entrare in città e stabilire gli ordini nuovi co' diritti sovrani del popolo e della conquista.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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