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      Tutti vennero in Napoli alla reggia, tra pazza gioia che si propagò nella città; e la sera, come usa nelle felicità pubbliche o della Casa, fu illuminato il gran teatro; dove al giugnere dei sovrani e di Nelson si alzarono dal popolo infinite voci di evviva, confondendo insieme i nomi e le geste. La regina, le dame della Corte, le donne nobili, portavano fascia o cinto gemmato, con lo scritto: "Viva Nelson". Intanto le navi trionfanti e le vinte ancorarono, contro i trattati, nel porto: ed allora l'ambasciatore di Francia, Garat, presente a' fatti, e schernito documento di pace tra i due Governi, facendo oneste lamentanze ai ministri di Napoli, sentì rispondere che i legni inglesi erano stati accolti per la minaccia dell'ammiraglio di bombardare (quando fosse negato l'ancoraggio) la città: non dando, per la concitata pubblica gioia, né scusa, né risposta.
     
     
      CAPO TERZOGuerra sventurata contro la Repubblica francese. Moti del regno. Fuga del re. Vittoria e trionfo dell'esercito di Francia
     
      XXXI. Il Governo di Napoli scopertamente operava perché nuova confederazione contro la Francia erasi stretta in Europa, ed egli teneva prefissa e pronta la guerra. I sovrani d'Inghilterra, d'Austria, di Russia, delle Sicilie, vedendo scemare in Italia le squadre francesi chiamate all'esercito del Reno o trasportate in Egitto, e sapendo lontano l'uomo invitto, formarono nuovi eserciti a più vasti disegni. Muoverà il Tedesco in Lombardia sessantamila combattenti, e dietro il Russo; Napoli quarantamila; navilio inglese correrà i mari dell'Italia, la Gran Brettagna fornirà gli alleati di danaro, armi e vestimenti. Si aspettava per le mosse che il più crudo verno fosse passato.
      Napoli, nel settembre del 98, aveva fatta nuova leva di quarantamila coscritti, con modi tanto solleciti che, non per volere di sorte o di legge si toglievano i cittadini alle comunità, i figli alle famiglie, ma per arbitrio de' ministri e per necessità di tempo; perciocché senza preparamenti o scrutinio, in un sol giorno, due di quel mese, ogni comunità dovea fornire otto uomini per mille anime; dalla quale fretta derivavano infinite fraudi ed errori, infinite scontentezze o lamenti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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