Il generale Championnet erasi congiunto a Macdonald, e mentre in tanta possa venivano in Roma, udirono che una legione di settemila Napoletani, retta dal generale Damas, scordata da Mack o per celere fuggire abbandonata, raddoppiava il passo per giungere prima dei Francesi; ma così non giunse. Damas per araldo chiese passaggio, che prenderebbe, non concesso, con la forza; ed avuta risposta che, abbassate le armi, si dèsse prigioniero, dimandò trattare; i legati convennero. Bramavano indugio i Francesi per aspettare altri soldati nella città, essendo allora e pochi e stanchi; bramava indugio il general Damas, già risoluto a voltar cammino, per disporre a ritirata difficile innanzi a nemico doppio di forza e felice: le ore passavano come per accordi, mentre gli eserciti si preparavano alla guerra. E, giunta l'opportunità, il Damas, con buon senno ed ardito, prese il cammino di Orbitello, fortezza lontana e in quel tempo del re di Napoli. Schiere francesi lo inseguirono ingorde della preda che, tenuta certa, fuggiva; e còlto il retroguardo alla Storta, combatterono; ma venuta la notte, e rimasti d'ambe le parti morti e feriti, Damas continuò il cammino, i Francesi riposarono. Al dì vegnente altri Francesi, mossi da Borghetto sotto il generale Kellerman, sperarono precedere i Napoletani e li raggiunsero a Toscanella, dove, combattendo, molti degli uni e degli altri morirono, ed ebbe il general Damas la gota forata di mitraglia; ma pure la legione procedendo giunse, com'era prefisso, ad Orbitello, e trovò la fortezza senza munimenti o vittovaglie, sì che l'accordo di uscirne liberi e tornare in regno non fu per la possanza di quei muri, ma frutto del dimostrato valore de' soldati e del duce.
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