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      I quali andarono laudati di que' fatti; ma poche virtù fra molte sventure si cancellano presto dalla memoria degli uomini. Ne' medesimi giorni la legione del general Naselli sciolse sopra legni inglesi da Livorno, e così, svaniti mezzi e segni ad offendere, le cure di Mack volsero alle difese.
      Egli senti l'errore di essere uscito a modo barbaro, senza base di operazione, certo e pieno della conquista, trasandando il restauro delle fortezze, le opere militari nell'interno, tutte le arti che lo ingegno, o almeno le pratiche suggeriscono. Né tra le avversità sperimentate in Romagna egli fissò la mente alla difesa del regno; ma spensierato tra quei precipizi vidde giungere il bisogno di custodire il paese quando stavano le fortezze non preparate, la frontiera nuda, i luoghi forti malamente muniti e guardati. Attese a radunare le genti fuggitive; e veramente con le legioni tornate intere di Damas e Naselli, con altre squadre non comparse alla guerra, e con molti resti dell'esercito infelice, poteva comporre oste novella, più assai numerosa di quella che a nostro danno apprestava il general Championnet. Il quale in Roma, poi ch'ebbe ristabilito il governo repubblicano, castigati alcuni tradimenti, rialzati con religiosa cerimonia i rovesciati sepolcri di Duphot e di Basville, e dato lode alle geste, breve riposo alle fatiche delle sue squadre, ordinò l'esercito e gli assalti contro il reame di Napoli. Imperava a venticinquemila combattenti, in due corpi; uno di ottomila che il generale Duhesme guidava negli Abruzzi, l'altro di diciasette migliaia comandato da Rey e Macdonald per la bassa frontiera del Garigliano e del Liri; egli medesimo, Championnet, andava con la legione Macdonald.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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