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      - Ed a discrezione si arresero quattromila soldati dentro fortezza potentissima, munita di settanta cannoni di bronzo, dodici mortari, ventimila archibugi, viveri per un anno, macchine da ponti, navi nel porto, innumerevoli attrezzi d'assedio. Andavano i prigionieri a Castel Santangelo; ma lo sfrontato maresciallo pregò indulgenza per sé e per altri sessanta uffiziali, i quali, come partecipi e benemeriti della resa, ottennero la vergognosa parzialità di uscir liberi, con giuramento di non mai combattere i Francesi.
      Le cessioni, a modo di tradimento, di Civitella, Pescara e Gaeta diedero speranza di egual successo per la fortezza di Capua; benché in essa, dietro al fiume Volturno, il generale. Mack riordinasse l'esercito, e vasto campo trincerato su la fronte verso Roma, guardato da seimila soldati, accrescesse i munimenti e le difese. Quindi il generale Macdonald avanzò contro noi, a vincere se noi codardi, o a riconoscere la fortezza. Era il mezzogiorno quando egli, a tre colonne assaltando il campo, mise scompiglio nelle guardie, delle quali parecchie, fuggitive alle porte della fortezza, minacciavano di atterrarle se non si aprissero. Ma da un fortino del campo, dove i cannonieri stettero saldi alle minacce del nemico ed al malo esempio dei timorosi, partì scarica di sei cannoni a mitraglia, vicina, ben diretta, che produsse molte morti nella colonna di cavalleria, procedente prima e superba; altri colpi tirarono i bastioni, e subito, retrocedute le colonne assalitrici, e rianimate le guardie del campo, la battaglia fu rintegrata. Erano napoletani gli artiglieri del fortino, e napoletano il loro capo, giovine che trattava in quella guerra le prime armi, alzato dal generale Mack da tenente a capitano, in premio più del successo che del valore; perciocché i cavalli francesi, e né manco i fanti, potevano entrare nel campo, che aveva riparo, fosso, alberi abbattuti, e poi cannoni e presidio.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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