Il solo arcivescovo di Napoli tra i legati parlò al re, gli altri a' ministri, il re disse irrevocabile il proponimento, ed i ministri ripeterono la medesima sentenza con più duro discorso. Per le quali cose, mutato il sentimento universale, i magistrati per salvezza o disdegno si ritiravano dagli offizi pubblici, gli amanti di quiete aspettavano timidamente l'avvenire, i novatori si alzavano a speranze; la sola plebe, operosa, prorompeva nel peggio. Scomparvero intanto le regie navi e le altre che trasportavano uomini tristi, timidi, ambiziosi, le peggiori coscienze del reame; e giorni appresso giunse nuova che tempesta violentissima travagliava i fuggitivi, de' quali altri ripararono nelle Calabrie, altri nella Sardegna e nella Corsica, molti correvano le fortune del mare; ed il vascello del re, che l'ammiraglio Nelson guidava, spezzato un albero, frante le antenne, teneva il mare a stento. La regia famiglia pareva certa di final rovina; così che detto alla regina essere morto il regio infante don Alberto, ella rispose: - Tutti raggiungeremo tra poco il mio figlio. - Il re, profferendo ad alta voce sacre preghiere, e promettendo a san Gennaro e a san Francesco doni larghissimi, taceva piglio sdegnoso al ministro ed alla moglie, con quel suo modo rimproverandoli delle passate opere di governo, cagioni a quella fuga e a quel lutto. Si ammirava fra le tempeste andar sicuro il vascello napoletano che l'ammiraglio Caracciolo guidava; e sebbene ei potesse avanzar cammino, tenevasi poco lontano dal vascello del re, per dare a' principi animo e soccorso; avresti detto che le altre navi obbedivano a' venti, e che la nave del Caracciolo (così andava libera e altiera) li comandasse.
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