Ordinare tante forze, muoverle assieme, unirvi la virtù dell'antico, del legittimo, e la idea riverita delle patrie instituzioni, bastava a formare una potenza tre volte doppia di ventiquattromila Francesi e poche centinaia di novatori non esperti alle rivoluzioni o alla guerra. Ma il generale Pignatelli, nato in ignorantissima nobiltà ed allevato alle bassezze della reggia, non poteva, né per mente né per animo, giungere alla sublimità di salvare, per vie generose, un regno ed una corona. È questo il peggior fato del dispotismo; educando i suoi all'obbedienza, non trovarne capaci di comando.
Gli Eletti della città, dopo brieve accordo col vicario, sospettando in lui malvagie intenzioni provenienti dagli ordini secreti de' principi o dal proprio ingegno, e chiamati da' Sedili altri Eletti, cavalieri o del popolo, levarono milizia urbana molta e fedele. E poi, trattando gli affari pubblici, fu prima sentenza fiaccare il potere del vicario: sì che rammentate le concessioni di Federico II, del re Ladislao e di Filippo III, poscia gli editti o patti di regno di Filippo V e di Carlo III, pretesero non dover essere governati dai viceré; e che alla partita del re si trasferisse il regio potere agli Eletti, che sono i rappresentanti della città e del regno. Si oppose il vicario; e, inaspriti gli umori, a tal si giunse che la Città mandò a lui ambasciata di abbandonare quel potere illegittimo. Si palesava la contrastata autorità negli editti degli uni e dell'altro, contrari di stile e di scopo; e poiché gli Eletti si affaticavano a contenere i tumulti, il vicario a concitarli, diviso il popolo, stavano gli onesti co' primi, i dissoluti e la plebe col secondo. Tra le quali agitazioni fu visto, il 28 del dicembre, nel lido di Posilipo fumo densissimo, quindi fuoco; e s'intese che per comando del vicario, ubbidiente invero a comandi maggiori, s'incendiavano cento venti barche borbardiere o cannoniere, riparate in alcune grotte di quel lido montuoso.
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