Fra pensieri tanto vari o non consoni a' tempi si sperdevano i giorni.
XLII. Così nella città: mentre ne' campi l'esercito francese combatteva co' borboniani assalitori continui delle parti più deboli o più lontane, e messa a sacco e bruciata la città d'Isernia per aver contrastato il passo al generale Duhesme, preparava l'assedio di Capua; e incontro a quello esercito il general Mack accelerava i restauri della fortezza, ed accresceva i munimenti e le guardie. Ma il vicario, che già negoziava secretamente con Championnet per la pace, gli chiese almeno lunga tregua; e convenuti nel villaggio di Sparanise per le parti di Napoli il duca del Gesso e 'l principe di Migliano, per la Francia il generale Arcambal, concordarono il giorno 12 del 1799: tregua per due mesi; la fortezza di Capua, munita ed armata com'ella era, nel dì seguente a' Francesi; la linea de' campi francesi tra le foci de' regi Lagni e dell'Ofanto, dietro la riva diritta del primo fiume, la sinistra dell'altro, ed occupando le città di Acerra, Arienzo, Arpaia, Benevento, Ariano; le milizie napoletane ancora stanziate ne' paesi della Romagna, richiamarsi; farsi Napoli debitrice di due milioni e mezzo di ducati, pagabili, metà il giorno 15, metà il 25 di quel mese. Tregua peggiore di guerra sfortunata! Perciocché deporre le armi per pace a duri patti poteva in alcun modo giovare al re ed al regno; ma sospendere in alto le armi, e trattenere, indi estinguere la maggior forza di quel tempo, la foga de' popoli, e concedere al nemico la sola fortezza che difende la città, e vasto e ricco paese nel cuore dello Stato, e sicurezza ed agio ad aspettare nuovi rinforzi di Lombardia: ossia, cadere certamente dopo due mesi di affannoso respiro, era solamente danno, solamente precipizio, senza mercede o speranza.
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