Fermata la tregua, i Francesi al dì vegnente occuparono la fortezza di Capua; e, posti i campi su la riva de' Lagni, occuparono sino all'Ofanto (fiume che sbocca nell'Adriatico) l'acquistato paese. Le milizie napoletane, che tuttodì per fughe menomavano, accamparono, a segno di guerra più che a difesa, nella opposta riva de' Lagni. I popoli della città e delle province riprovarono quegli accordi; e chiamandoli del nome usato di tradimento, cessò la guerra esterna, la domestica crebbe. I commisari francesi nella sera del 14 di gennaio vennero a Napoli a ricevere il pattovito denaro, non ancor presto, né possibile c. raccogliere, perché tutto il pubblico e il comune, in moneta, in metallo, dalle chiese, da' Banchi, dalla zecca, era stato involato nella fuga del re. La plebe, visti i commissari, si alzò a tumulto, che durò tutta la notte, arrecando timori, non danni, avvegnaché, .per pratiche secrete del vicario, i Francesi uscirono di città, e la guardia urbana contenne le ribalderie.
Al seguente mattino tutto in peggio si volse. Alcuni soldati, vogliosi o timidi, cederono le armi a' popolani, che assalendo i quartieri delle guardie urbane, e disarmandole, sciolsero quella benefica milizia. Divenuti potenti per numero, armi e prime fortune, corsero alle navi arrivate nella notte con seimila soldati; i quali dubbiosi, ed il capo, general Naselli, codardo, diedero le armi; e, facili a' tumulti quanto avversi alla buona guerra, si unirono agli assalitori. Così di piccolo rio fatto un torrente, quelle torme chiesero al vicario i castelli della città; e il vicario, di natura vigliacco, atterrito, preparato a fuggire, diede comando che al popolo della città, nemico ai Francesi, fedele al re, fossero i castelli consegnati; e lo furono: le carceri, le galere furono aperte; molte migliaia di tristissimi si unirono alla plebe.
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