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      Terminava il comando con dire: - Alla prima luce del giorno muoveremo. - E mossero. Al generale assalto i lazzari per le strade combattevano, senza consiglio, senza impero, a ventura, disperatamente; e quando da Santelmo partì colpo di cannone ed uccise alcun d'essi nella piazza del Mercato, tutti volgendosi castello viddero bandiera francese e si accertarono del tradimento. Moliterno e Roccaromana erano in quel forte rifuggiti; altri repubblicani, vestiti da lazzari tramezzo a questi, prima impedirono le stragi e i furti nella città, poi menavano al flagello dei Francesi la tradita plebe. Opere malvagie se pongasi mente alla ingannata fede; ma scusabili o benedette perché intendevano a finire gli eccessi e le furie di stato senza leggi. A' giudizi di Dio e della istoria sono colpevoli degl'infiniti misfatti di quel tempo chi suscitò la guerra e la desertò, e chi mosse il popolo all'armi ed abbandonò i partigiani, lo Stato, il comando, i freni del regno. Queste azioni erano sentite dalla coscienza e volontarie; le altre dipendevano quando da istinto di salvezza quando da carità di patria, e più sovente da necessità. La peggiore plebaglia, corsa allo spoglio della reggia, e da due cannonate di Santelmo sbaragliata, lasciò a mezzo il sacco. Procedevano intanto i Francesi: il generale Rusca prese di assalto il bastione del Carmine, il Castelnuovo si arrese al generale Kellermann, il generale Dufresse, passato da Capodimonte a Santelmo, scendeva nella città ordinato a guerra.
      E il generale Championnet, che fra tante ostilità non aveva deposto il pensiero magnanimo di pace, andò al campo di Duhesme nel largo delle Pigne; e alzando bandiera di concordia, chiamando a sé col cenno molti del popolo, dimostrò con modi e parole benevoli dissennata quella guerra da che i Francesi erano padroni de' castelli; e. peggio che dissennata, ingiusta, perché portavano al popolo quiete. abbondanza, miglior governo; e ne' loro giuramenti rispetto alle persone ed alla proprietà, venerazione alla comune religione cristiana, divozione al beatissimo san Gennaro.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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