Il generale, che speditamente parlava l'idioma d'Italia, fu inteso e applaudito. Era tra i presenti quel Michele il pazzo, scelto capo, come ho riferito, dei lazzari, il quale, pregando al generale che fosse posta guardia di onore a san Gennaro, subito ottenne che due compagnie di granatieri andassero alla cattedrale; le quali tra lazzari napoletani, che, percorrendo, gridavano "Viva i Francesi", facevano sentire altamente: "Rispetto a san Gennaro". Non mai la fama fu più rapida: da un punto all'altro della vasta città si narravano que' fatti, si ripetevano quelle voci di concordia, mentre su le ròcche sventolava la insegna de' tre colori, e le bande musicali francesi sonavano ad allegrezza; era il cielo brillantissimo, come suole in Napoli nel gennaro. Caddero le armi di mano al popolo: belva furibonda o mansueta a giuoco di fortuna; facile alla libertà ed al servaggio; proclive meno al moto che alla pazienza; materia convenevole al dispotismo. Cessato il rumore di guerra, uscite da' nascondigli le appaurite genti, il generale Championnet fece ingresso magnifico, pubblicando editto in questi sensi: "Napoletani! siete liberi. Se voi saprete godere del dono di libertà, la Repubblica francese avrà nella felicità vostra largo premio delle sue fatiche. delle morti e della guerra. Quando ancora fra voi alcuno amasse il cessato Governo, sgomberi di sé questa libera terra, fugga da noi cittadini, vada schiavo tra schiavi. L'esercito francese prenda nome di esercito napoletano, ad impegno e giuramento solenne di mantenere le vostre ragioni, e trattar per voi le armi ogni volta giovi alla vostra libertà. Noi Francesi rispetteremo il culto pubblico, e i sacri diritti della proprietà e delle persone.
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