Le quali brame non isfuggivano agli oratori di repubblica, ma le discorrevano variamente, promettendole in lontano, ed unendole alle riforme religiose, alle libertà di coscienza, a' matrimoni solamente civili, alla nullità dei testamenti, e ad altre innumerevoli sfrenatezze di morale, riprovate dagli usi e dalla mente de' ruvidi abitanti delle campagne. La tendenza maggiore de' discorsi era il pagamento de' fiscali, ed il ricordo degli aiuti e degli sforzi che debbono i cittadini alla nascente libertà.
Da' discorsi passando alle opere, andavano i commissari investigando gli atti e le opinioni dei magistrati; i quali, anziani di età, scelti tra' partigiani del passato Governo, mal contentavano le passioni estreme di giovani ardenti delle parti contrarie; e perciò ad essi erano surrogati uomini nuovi. Molti onesti abitanti delle province, scontenti del passato per sofferta tirannide o per gli spogli delle ricchezze pubbliche e private, amavano gli ordini novelli e li secondavano; ma si arrestarono a mezzo corso quando, visto governato lo Stato dalle opinioni, non dal consiglio, presagirono pericoli e precipizi.
VIII. Un solo frastuono di libertà, le accuse pubbliche, non ancora si udiva, ma fu corto il silenzio. Niccolò Palomba, volendo accusare Prosdocimo Rotondo, membro tra i venticinque del Governo, adunò molti patriotti; ed esponendo le colpe, le pruove, la utilità del giudizio, dimandò assistenza contro d'uomo potente; ma in tempi ne' quali la potenza vera risiedeva nella sovranità del popolo. Applaudito il pensiero, intese le accuse, fu promesso per grida patrocinio all'animoso proponimento. Nuovo il giudizio e non prescritte le forme, andò l'accusatore con grande numero di clienti, e con libello che lesse al Governo sedente in atto di legislatore presente l'accusato e facendo parte dell'augusto consesso.
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Governo Stato Palomba Prosdocimo Rotondo Governo Governo Niccolò Nuovo
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