Nella Terra di Lavoro molti paesi del confine stavano sotto l'impero di Michele Pezza, nato in Itri di bassi parenti, omicida e ladro; cosicché da due anni per bando del Governo pericolava sotto taglia il suo capo; ma per continue venture o scaltrezze, vincitore ad ogni cimento, scampava i pericoli; e la nostra plebe, però che dice scaltrissimi ed invincibili il diavolo ed i frati, lo chiamò "Fra Diavolo"; ed egli per argomento di prodezza e fortuna, ritenne il soprannome nelle guerre civili e sino a morte. Aulace roso, spregiatore d'ogni virtù, fattosi capo di numerosa torma tenendosi agli agguati fra le rupi e le boscaglie del suo paese, e vedendo da lungi, non visto, disponeva gli assalti contro ai soldati che andavano soli o a piccole partite, e spietatamente gli uccideva. Correndo da Portella al Garigliano trucidava i corrieri e qualunque gli désse ombra di recar lettere o ambasciate: rompeva il cammino tra Napoli e Roma.
Nella stessa provincia, ma in altra contrada, quella di Sora, guerreggiava capo di molti Gaetano Mammone mulinaro; la ferita del quale tanto si scosta dalla natura degli uomini e si avvicina alle belve crudelissime, che io con animo compreso di orrore dirò di lui come di mostro terribile. Ingordo di sangue umano, lo beveva per diletto; beveva il proprio sangue ne' salassi suoi; negli altrui lo chiedeva e tracannava; gradiva, desinando, avere su la mensa un capo umano, di fresco reciso e sanguinoso; sorbiva sangue o liquori in teschio d'uomo, e gli era diletto a mutarlo. Immanità che non avrei narrate né credute se il pubblico grido, che spesso amplifica i fatti. maravigliosi, non fusse confermato da Vincenzo Coco, uomo ed autore pregiatissimo, consigliere di Stato, magistrato integerrimo, che da istorico narra e da testimonio accerta le riferite crudeltà. Mammone in quelle guerre civili spense quattrocento almeno Francesi o Napoletani, e tutti di sua mano, facendo trarre dal carcere i prigionieri per ucciderli a gioia del convito, stando a mensa coi maggiori della sua torma.
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