Eppure a tal uomo, o a questa belva, il re Ferdinando e la regina Carolina scrivevano: "mio generale e mio amico".
Prosieguo a descrivere lo stato interno de' popoli. Torma numerosa guerreggiava nella provincia di Salerno. Una stretta nominata di Campestrino, difficile, intrigata, era guernita di Borboniani, che la cedevano solamente alle poderose colonne di milizia, e combattendo. Di là correvano le terre del Cilento, i monti di Lagonegro, e gli stessi dintorni della città della provincia; perciò il cammino delle Calabrie ingombrato da' Borboniani era chiuso ad ogni altro. La città di Capaccio e le terre di Sicignano, Castelluccio, Polla, Sala, inalzata bandiera regia, minacciavano i paesi di repubblica. Il vescovo Torrusio, dopo ribellata la città di Capaccio, combatteva con armi spirituali e guerriere; mentre nelle altre terre della stessa provincia dirigeva le armi per il re Gherardo Curci, sopranomato Sciarpa, già capo degli armigeri della udienza, congedato da quell'uffizio, ributtato quando egli chiese di servir la repubblica, e ingiuriato del nome di satellite della tirannide.
XII. Guerra più sanguinosa travagliava la Basilicata, combattendo que' popoli ciecamente; ché l'essere governati a repubblica o a signoria non era sentimento, ma pretesto a sfogare odi più antichi: vedevi perciò d'ambe le parti molte truppe, molti corpi, combattimenti giornalieri, stragi continue. Nelle quali domestiche sventure due casi avvennero degni di ricordanza. La piccola città di Picerno, che aveva festeggiato con sincera allegrezza il mutato politico reggimento, assalita da' Borboniani sbarrò le porte; e aiutandosi del luogo allontanò più volte gli assalitori. Sino a che, declinando le sorti universali della repubblica, torme più numerose andarono all'assedio; e fu agli abitanti di necessità combattere dalle mura.
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