Concertate nella notte le parti, va Girunda, prima che il giorno spuntasse, a palesare per la città misteriosamente l'arrivo de' principi e la fortuna di essere primi a seguirli. È creduto: e numeroso stuolo di plebe, accorrendo alla piccola casa dove quei grandi alloggiavano, si offrono per grida, guerrieri e servi. Esce il Colonna su la strada; rende grazie in nome del principe allo zelo dei presenti, ma li accommiata. Il Girunda in quel tempo aveva provveduto una carrozza, e nell'entrare in essa i quattro Còrsi simularono riverenza al principe Francesco, il quale dicendo agli astanti: - Io mi abbandono in braccio de' miei popoli, - e salutandoli benignamente, si chiuse in legno e partirono verso Brindisi.
Ne' Còrsi abbonda il talento di ventura; cosicché adoperavano, secondo i casi, alterigia, magnanimità, grandezza di principi: si partivano da luoghi abitati prima del giorno, giungevano all'entrar della notte, andava innanzi di molte miglia il Girunda a preparare alloggiamenti e credenze. E perciò mille bocche accertavano la presenza dei principi: ognun dicendo: - Io gli ho veduti, - ed aggiungendo, come suole nel racconto delle maraviglie, fatti non veri, ma creduti. I successi avanzarono le speranze: popoli armati seguivano la carrozza, circondavano la casa degl'impostori, ed abbattendo i segni di repubblica ristabilivano il regno. Il finto principe Francesco rivocava magistrati, ne creava novelli, vuotava le casse dell'erario, imponeva taglie gravissime alle case dei ribelli: obbedito più di vero principe perché più ardito, e secondato da popolo pronto alle esecuzioni. L'arcivescovo d'Otranto, che da lungo tempo conosceva il principe Francesco, e che l'anno innanzi in quella stessa città era stato seco alle cerimonie della chiesa e della reggia, oggi, partecipe agli inganni ed egli medesimo ingannatore, accertò dal pergamo essere il presente quel desso, come che dopo un anno, per i travagli di guerra e di regno, apparisse mutato nell'aspetto.
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