La pace così stabilita fu mantenuta, e poiché tutta quell'ultima Calabria tornò al re, procedé il cardinale verso Cosenza.
XVI. Tal era nel finire di febbraio lo stato interno della repubblica, mentre correvano lungo le marine legni siciliani ed inglesi, animando alle ribellioni, combattendo le città marittime fedeli al nuovo reggimento, e lasciando a terra uomini armati, armi, editti del re Ferdinando, e gazzette narratrici di fatti contrari alla Francia. Perciocché in quel medesimo tempo i Russi e Turchi, sopra potenti navigli, prese alcune isole Ionie, assediavano Corfù; e dicevano volgerebbero, compiuta quell'impresa, in Italia. Nelson, lasciata la Sicilia, navigava nel Mediterraneo: molte città romane più vicine alla nostra frontiera combattevano per gli ordini antichi; cominciavano i tumulti di Arezzo nella Toscana; e poderoso esercito austriaco aspettava su l'Adige il cenno a prorompere. Sapevasi della Sicilia che diciottomila nuovi soldati accrescevano l'esercito del re; che il generale Stewart con tremila Inglesi presidiava la città di Messina; che si formavano a truppe i partigiani più caldi della monarchia per venire negli Stati di Napoli ad accrescere la forza e l'ardimento dell'esercito della Santa Fede; e che sovrano e popolo erano accesi di barbaro sdegno contro i Francesi, come attestavano due fatti.
Nave con bandiera neutrale in quella guerra trasportava da Egitto in Francia cinquantasette infermi, tra' quali il generale Dumas e Mascoeur, il naturalista Cordier, altri personaggi di bel nome, e soprattutto il geologo Dolomieu, dotto chiarissimo. La nave, battuta da tempesta, si riparò in Taranto, confidando nella bandiera e nella pace che in Egitto non sapevasi rotta.
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