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      Ma caddero quelle fedi, perciocché dominando in Taranto il Còrso la nave, ed i Francesi e il Dolomieu, chiusi Boccheciampe fu trattenuta barbaramente in orrido carcere, ne uscirono per andare prigionieri a Messina, dove prevalendo l'ira di parte al rispetto dell'umanità e della fama, furono gettati in carcere più doloroso. Dolomieu, venuto per nuova infermità quasi a morte, richiesto al re di Sicilia dal Governo di Francia, dalla Società Reale di Londra, dal re di Danimarca, dal re di Spagna due volte, e dal grido inorridito di tutti i sapienti di Europa, rimase in ergastolo; né fu libero che per novelle vittorie dei Francesi, tra' patti di pace con Napoli, nel ventesimo mese di prigionia; portando malattia sì grave, che poco appresso lo spense, in età non piena di 51 anni.
      Altra nave, pure salpata da Egitto, compagna di quella che portava Dolomieu, colta dalla medesima tempesta si ricoverò nel porto di Agosta, per poi menare in Francia quarantotto tra soldati, uffiziali e amministratori militari, ciechi da malattia presa nel barbaro clima dell'Africa. Né però quello stato miserevole, né la riverenza che inspiravano le margini di onore su la fronte ai guerrieri, né il pensiero che erano arrivati a quel porto travagliati dal mare, sopra nave sdrucita e riposando nella fedeltà dei trattati, bastarono a contenere la ferità degli Agostani che, a torme armate, sopra piccole barche, assalendo la nave, uccisero spietatamente que' ciechi e inermi. I magistrati regi non impedirono la strage; né il re, quando tornò in pace colla Francia, punì gli uccisori, dicendo a pretesto, che ne' tumulti di popolo i rei confusi agl'innocenti sfuggono le pruove e le pene.
      XVII. Tali e tante cose tristissime sapute da' governanti della repubblica destarono la tardità di quegli animi, che, amanti di quieto vivere, rifuggivano dalle necessità di guerra e di castighi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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