Sbucarono allora dalle mura i nascosti guerrieri, e seguitando per la china i fuggitivi, altri ne uccisero, altri ne presero, e furono sopra i prigioni e i feriti crudeli come barbari. Schipani trasse le sue schiere in Salerno; a Sciarpa crebbe animo e nome.
XVIII. Assai differenti dalle descritte furono le sorti della schiera di Puglia; la quale, sottoponendo col grido le città forti e nemiche di Troia, Ducera e Bovino, accolta festivamente in Foggia, città amica, rianimate Barletta e Manfredonia, che tenevano per la repubblica, preparò gli assalti a Sansevero, popolosa, rinforzata dai feroci abitanti dal Gargano, con animi risoluti alla vittoria o alla morte. Quella città non ha mura, né i difensori l'avevano munita di opere, confidando nel numero di dodicimila combattenti e nel valor disperato. Avevan presso alle case, a cavaliero, piccolo poggio fitto di ulivi e di vigne, dove come ad imboscata disegnavano di nascondere i più valorosi per menarli nella città quando il nemico, avaro e lascivo, andasse, come è costume, spicciolatamente in cerca di ricchezze e di piaceri. Il generale Duhesme, che in Bovino aveva fatto punir con la morte i colpevoli della ribellione, e tre soldati francesi rei di furto, notificò quelle discipline in luogo di minacce o promesse agli abitanti di Sansevero. E costoro, uccidendo alcuni partigiani di repubblica, o cittadini onesti, o sacerdoti, sol perché pregavano la pace, avvisarono il generale di quelle crudeltà, chiamandole (ad esempio ed a dileggio del suo scritto) discipline loro. E quindi scoppiando lo sdegno in Duhesme, mosse il 25 di febbraio contro Sansevero; e saputo, per ingegno di guerra o dalle spie, il disegno de' Borboniani, avviò forte squadra per la sinistra del poggio onde snidarli dagli oliveti; e nella vittoria che teneva certa, tagliar le strade alla fuga.
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