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      Cosi stavano le cose nella Italia, mentre i Turchi e i Russi, già espugnata Corfù e prese le isole Ionie e le già venete, volgevano alle marine italiane quaranta navi da guerra e trentaduemila soldati; e la plebe d'Italia, odiando i Francesi perché stranieri, portanti novità, e predatori, secondava i nemici loro, aspettando miglior libertà da genti del settentrione e da' Turchi.
      Peggio nello interno andavano le cose, avvegnaché nelle province, all'infuori della Puglia, le parti borboniane crescevano di forza e di ardire. Pronio e Rodio avevano restituite all'imperio del re presso che tutte le città e terre degli Abruzzi; evitando gli scontri dei Francesi, lasciandogli padroni e sicuri dove accampavano, ma tutto intorno rivolgendo i popoli di affetto e di Governo. Mammone occupava Sora, Sangermano e tutto il paese che bagna il Liri. Sciarpa, dominando nel Cilento, minacciava le porte di Salerno. E sopratutti il cardinale Ruffo, procedendo dall'ultima Calabria contro le città di Corigliano e Rossano, distaccò i capo banda, Licastro sopra Cosenza, Mazza su Paola; sole città di quella provincia che tenessero ancora per la repubblica. Paola cadde, i partigiani di libertà si ripararono in Cosenza; a Cassano e Rossano furono dati per largo prezzo miseri accordi; sola Cosenza resisteva. Dirigeva le milizie un de Chiaro, eletto capo perché ardentissimo di libertà, tremila Calabresi gli obbedivano; la città, benché aperta, era munita là da trincere, qua da case o poggi fortificati, e, nel più vasto giro, dal fiume Crati, il quale con due rami quasi l'abbraccia e circonda: le armi, le vettovaglie, i proponimenti abbondavano. Ma quando più salde stavano le speranze, i Borboniani entrarono senza guerra dov'era il de Chiaro, con la maggior guardia; e de Chiaro, dopo di aver sedotto con discorso e con l'esempio quante poté delle sue genti, guidando traditore i nemici contro gli altri posti, sottomise in poco d'ora la città. Fuggirono oltre il fiume alcuni de' fedeli; ed aspettare per virtù d'armi la notte, altri per inospiti sentieri tra le montagne giunse alla marina e imbarcò, altri affidandosi a vecchi amici fu tradito, altri per favore del caso scampò.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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