Un venditore di cristalli, detto perciò il Cristallaro, aveva arruolato grosso stuolo di lazzari; che senz'amore di parte, ma per guadagni e rapine si giuravano sostenitori del trono. Altro capo, di nome Tanfano, dirigeva numerosa Compagnia di congiurati, e concertava domestiche guerre coi sovrani della Sicilia, col cardinale Ruffo, con gli altri capi delle bande regie; riceveva danaro e lo spartiva co' suoi; aveva armi e mezzi di sconvolgimento; preparava le azioni e le mosse; lettere della regina lo chiamavano servo e suddito fedele, amico e caro al trono ed a lei. E qui rammento a quali uomini diffamati per delitti o per pene, Frà Diavolo, Mammone, Pronio, Sciarpa, Guarriglia, ultima plebe, immondizia di plebe, i sovrani della Sicilia dichiaravano sensi di amicizia e di affetto. Sopra tutte le congiurazioni era terribile quella di Baker, svizzero, dimorante in Napoli da lungo tempo, imparentato con famiglie divote a' Borboni; divoto a loro egli stesso ed ambizioso. Il quale conferendo per secreti messi con gli uffiziali delle navi contrarie, stabilirono che in giorno di festa, quando è il popolo più ozioso ed allegro, flottiglia sicula e inglese tirerebbe a bomba su Napoli, e perciò accorrendo le milizie a' castelli ed alle batterie del porto, lasciata vòta di guardie la città, sarebbe facile lo scoppio e la fortuna de' preparati tumulti: in mezzo a' quali ucciderebbero i ribelli al re, incendierebbero le loro case, si otterrebbe ad un punto vendetta e potere.
Così fermate le cose, andarono segnando in vario modo le porte e i muri delle case da serbare o distruggere, secondo era prescritto in quei nefandi concili. E poiché sovente sotto lo stesso tetto e nella stessa famiglia dimoravano genti delle due parti, distribuirono secretamente alcuni cartelli assicuranti dalle offese.
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